venerdì 7 marzo 2014

8 MARZO: FESTA (?) DELLE DONNE

Disegno di Danilo Paparelli

Non so perché l'8 marzo sia stato definito la “festa” delle donne. La data si riferisce ad un fatto estremamente tragico e luttuoso. Nel 1908 le operaie dell'industria tessile Cotton di New York scioperarono per protestare contro le terribili condizioni in cui erano costrette a lavorare. Lo sciopero si protrasse per alcuni giorni, ma l'8 marzo il proprietario bloccò tutte le porte della fabbrica per impedire alle operaie di uscire. Scoppiò un incendio e le 129 operaie prigioniere all'interno morirono arse dalle fiamme. Fu Rosa Luxemburg che propose questa data come una giornata di lotta internazionale, a favore delle donne.
Un giorno, dunque, che non è una festa, ma un'occasione per riflettere sulla condizione femminile, sebbene nel corso degli anni, come è successo per tanti altre circostanze, si sia trasformata in un ennesimo pretesto commerciale e consumistico. Passando dalla serata tra sole donne, amiche che magari non si vede da un po' di tempo e con le quali si coglie il pretesto per andare a cena e “cianciare” di cose stupide ed altre molto più serie, come piace a noi, per arrivare a quegli squallidissimi spettacoli con striptease maschili che, secondo il mio parere, sono umilianti per chi li fa e chi li va a vedere.
Ma le condizioni che ne fecero una giornata di lotta continuano a sopravvivere, purtroppo, e se siamo fortunate noi a vivere e a lavorare in un ambiente che possiamo definire sereno e civile, non è così per altri milioni di donne in tutte le parti del mondo.
Tanti possono essere i metodi di sopraffazione. Dalle violenze fisiche a quelle sessuali, alle privazioni materiali a quelle più sottilmente psicologiche: alle donne non viene fatto mancare proprio nulla. Ed il dato, statistico, che in Italia ogni tre morti violente, una riguarda donne uccise da un marito, un convivente o un fidanzato, è semplicemente spaventoso. Non ci sarebbero invece dati sufficienti sui maltrattamenti ed il sommerso che, in questo caso, assumerebbe dimensioni enormi.
Dalla mia esperienza di cronista giudiziaria da un tribunale di provincia dove, si presume, le donne possano condurre un'esistenza serena e dignitosa, ebbene, anche qui, i processi per maltrattamenti e violenze sono veramente tanti. Tanti ma sicuramente pochi, solo una piccola parte rispetto a quella che è la situazione reale. Quante donne, infatti, per vergogna, o per paura, non solo per sé ma anche per i figli, subiscono in silenzio? E se non sono violenze fisiche, devastanti sono pure quelle psicologiche, magari subite da un marito o un ex fidanzato che non si rassegna della fine di una storia.
Le donne, nel corso degli anni, hanno imparato a non subire e a creare una rete di sostegno per altre donne che subiscono violenze in famiglia o fuori, nei luoghi di lavoro, e perfino nei luoghi di divertimento e svago. Il brutto è che non possiamo mai essere veramente tranquille, nulla è veramente così come appare: l'uomo più buono del mondo si può trasformare improvvisamente in un mostro, un essere che non ha più nulla della persona che si era conosciuta.
Non era mia intenzione elencare qui tutte le nefandezze cui sono soggette le donne, anche perché ogni area geografica ne ha di peculiari (vedi la pratica dell'infibulazione sulle bambine africane). E senza andare troppo lontano, bastano le ultime tragiche, assurde morti delle donne uccise a Brescia e nel veronese per mano dei loro uomini negli ultimi giorni. Un fenomeno che non tende a diminuire, anzi. E anche il fronte della politica pare si stia muovendo: il dipartimento delle Pari Opportunità ha varato, lo scorso anno, un progetto importante: “gli avvocati che difendono le donne”. Nuovi avvocati che si specializzeranno nei reati tipici contro le donne dallo stalking alla tratta in schiavitù.
Certo che se un pregio ce l'ha l'8 marzo, è quello che per almeno un giorno, a livello mondiale, si discuta, si rifletta, ci si confronti sulla situazione femminile. Le donne hanno fatto molta strada, ma molta ne hanno ancora davanti a sé.



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